I 10 comandamenti (tratto dallo spettacolo I Dieci Comandamenti di Roberto Benigni)
Primo comandamento
La legge è libertà. Dio vuole che lo amiamo e che amiamo solo lui. Dio è un Dio geloso. Punisce fino a 3 o massimo 4 generazioni chi lo odia. Premia fino a 1.000 generazioni chi lo ama. Non bisogna avere idoli perché gli idoli addormentano. Non si può rappresentare Dio sottoforma di immagini.
Secondo comandamento
Non sciupare il nome di Dio, non servirsi del suo nome, non abusare del nome di Dio. La vera bestemmia è associare il nome di Dio alla violenza, a cominciare da quella religiosa. Dio punirà chi farà ciò ma non specifica la punizione, l’unica cosa sicura è che lo punirà. Un esempio è quello di un governo che invade un altro Paese dicendo che lo fa per volontà di Dio.
Terzo comandamento
Gli animali sono esseri viventi addirittura con i propri diritti sociali. La domenica non bisogna lavorare, non deve lavorare neanche il servo del padrone, neanche gli animali. Anche la natura (quindi la terra e gli oggetti) deve essere lasciata in pace, deve riposare. Il riposo fa parte della creazione. Il giorno di riposo è incluso nel lavoro della creazione. Il settimo giorno dobbiamo guardare ciò che abbiamo fatto durante la settimana per compiacerci di quanto è stato fatto. Il sabato è il tempo delle relazioni intime con noi stessi e con il creato.
Quarto comandamento
Se si vuole bene al padre ed alla madre Dio ti fa campare di più. Il comandamento dice “onora”, non dice “ama” il padre e la madre e non dice “rispetta” il padre e la madre. Se un genitore si comporta in modo indegno con i figli, non si è più tenuti ad onorarlo, non gli si deve nessuna obbedienza. Il comandamento non è riferito all’obbedienza ai genitori, non bisogna vivere in funzione loro o esserne schiavi o far fare a loro le scelte sulla nostra vita, sui nostri sentimenti. Bisogna solo prendersene cura in un tempo in cui sono più fragili come quando da anziani tornano bambini (e i bambini sono diventati nel frattempo i genitori). Bisogna stare un po’ con loro quando sono avanti con gli anni, non trattarli superficialmente, bisogna rendere loro un po’ di gloria, non contraddirli e non attaccarli pubblicamente, andare loro incontro per accoglierli, non separarsi da loro senza avvisarli, farsi vivi spesso se abitano in una città diversa, non ribellarsi troppo ai genitori perché i genitori si feriscono facilmente; evitare comportamenti che potrebbero farli vergognare o atti che potrebbero causare loro un dispiacere, come una lite tra fratelli e sorelle, che è una cosa crudele per loro, circondarli di attenzioni. L’onore reso ai genitori è un segno di riconoscenza. Bisogna fare del bene ora per il bene ricevuto quando si era piccoli. Bisogna farlo noi personalmente, non deve essere demandato ad altri. Stare con loro, donare il proprio tempo, i propri giorni. Amare è infatti donare ciò che non si ha, quindi bisogna dare il proprio tempo anche se non si ha tempo. Donando il nostro tempo, la vita dei nostri giorni acquista più vita, più bellezza e diventa più giusta, più piena e quindi più lunga. Questo fa capire che la vita si allunga perché la qualità dei nostri giorni effettivamente diventerà migliore e non tanto per la spiegazione banale che pretende che siccome noi ci prendiamo cura dei genitori dando l’esempio ai nostri figli, tali figli ci imiteranno quando noi necessiteremo di cure.
Quinto comandamento
Non uccidere la vita. Fai vivere la vita, è il comandamento per eccellenza. È il cuore dei 10 comandamenti. Ci sono persone che vivono in mondi che Dio non ha mai creato, come chi uccide per lavoro. Chi ammazza un solo uomo è come se uccidesse il mondo intero. Se si disobbedisce agli altri comandamenti si può sempre rimediare, ma a questo no, non c’è rimedio per la morte, non puoi farti perdonare. E Dio non può perdonare per conto della vittima. Se uccidi, quel male è eterno, irreparabile. Il comandamento espelle la pena di morte. Per legittima difesa si può uccidere se mi stanno per uccidere.
Sesto comandamento
Nel testo originale ebraico è “Non commettere adulterio”.
Nel testo cristiano cattolico da più di quattro secoli è erroneamente diventato “Non commettere atti impuri” e “Non fornicare”, che non c’entrano nulla con il senso originale.
Il comandamento non parla per niente di castità né dell’anima e né del corpo. La Bibbia in effetti glorifica la castità in certi paragrafi ma non qui, non in questo comandamento (Benigni dice comunque che la castità in effetti può essere considerata una virtù).
Non è peccato fare la masturbazione. Non è peccato fare sesso. Nella Bibbia il sesso è il luogo della creazione, è ciò che ci avvicina di più a Dio. Il Cantico dei Cantici è tutto incentrato sulla sessualità erotica. Non si possono avere rapporti sessuali fuori dal matrimonio. In origine il comandamento si rivolgeva solo all’uomo e vietava all’uomo di avere un rapporto sessuale con una donna sposata perché tu sei responsabile dell’eternità della tua discendenza. Nell’adulterio c’è il piacere del corpo ma c’è l’assenza della responsabilità. Il senso non è quello di proteggere il matrimonio o proteggere la famiglia, il senso ultimo è proteggere l’amore, la fedeltà. Qualunque cosa accada nella tua vita o nella mia io ti sarò sempre vicino. È un comandamento che si rivolge all’uomo ma è dedicato alla donna. Dio conta le lacrime di una donna, quindi bisogna stare attenti a non farle piangere.
Settimo comandamento
Non rubare originariamente si riferiva al furto di persone, si riferiva ai sequestri, impadronirsi di altri esseri umani, il commercio degli schiavi, sequestrare persone libere e venderle al mercato degli schiavi contrattando sul prezzo. Non rubare la libertà degli altri di vivere. Il comandamento è contro lo schiavismo. Il lavoro nero è una forma di schiavismo. Donne comprate e vendute per la prostituzione. È fatto con la frode, con l’intelletto, per questo offende maggiormente Dio, perché viene usato male un dono di Dio. Vendere la propria anima per pochi soldi. Il furto è un’offesa a Dio. È una condizione necessaria per proteggere l’anima e il mercato. Lo sversamento dei rifiuti ruba l’ambiente alle generazioni attuali e future. Quando non si dà la possibilità di un’occupazione, di un lavoro, quando si costringono a orari di lavoro impossibili è rubare l’anima, perché le persone non hanno tempo per sé stesse. Lo si fa per avidità, per desiderio di potere. Non rubare la vita a te stesso e agli altri. Devi essere libero e lasciare la libertà agli altri.
Ottavo comandamento
In ebraico: “Non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo nella vita e nel tribunale.”
Nella tradizione cattolica: “Non mentire”.
Tra le 6 cose che Dio odia e tra le 7 cose che Dio detesta troviamo la lingua bugiarda e la falsa menzogna. La nostra vita è basata sulla verità. Si capisce che è riferito ai testimoni nei tribunali. Si può anche uccidere dicendo una calunnia.
- Non dare giudizi affrettati e vaghi senza prove.
- L’inganno
- L’ipocrisia
- La finzione
- L’omertà
- La doppiezza
- La malevolenza
- La falsità
- Il pettegolezzo
- La bugia che sfocia nella calunnia
- Le menzogne semplici e complesse
Questo comandamento non ordina di dire sempre la verità perché renderebbe impossibile vivere. Ci sono situazioni in cui non dire la verità è una benedizione, ci sono bugie necessarie e sacrosante. A volte è addirittura eroico non dire la verità, come quando si è sotto tortura, in caso di tirannia politica. A volte non si dice la verità proprio per non tradire la verità, come quelli che vengono torturati per estorcere informazioni.
Nono comandamento e decimo comandamento
Non desiderare la donna d’altri. Va letto assieme al decimo “Non desiderare la roba d’altri”. Non desiderare la casa del tuo prossimo, non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo (questa è la versione dell’esodo). Nella sua origine il sesso non c’entra niente, il comandamento parla della proprietà. Il comandamento proibisce ovviamente solo l’atto, non l’intenzione di appropriarsi della donna che appartiene ad un altro uomo. Non è un divieto nei confronti di un impulso. Tuttavia si può guardare una donna o pensare delle cose nei suoi confronti a causa di una passione istintiva. Il comandamento vieta di desiderare la donna del tuo prossimo con tutto un piano nella testa, di attivarsi per applicare una strategia di conquista. Si intende per appropriarsi di una donna e non per un’avventura sessuale, ma per appropriarsene definitivamente perché all’epoca erano proprietà del marito (prima del padre e poi del marito). Il desiderio non è disassociabile dalla natura umana. Dio con il 9 ed i 10 comandamento con il “Non desiderare” ci fa prendere coscienza della coscienza. Dio vuole farci prendere coscienza che i nostri desideri possono prendere una brutta piega. Non desiderare la vita d’altri, di essere un altro. Non rinunciare alla tua unicità. Devi rinunciare all’invidia. Non bisogna avere l’ossessione del possesso.
“Undicesimo comandamento”, il preferito di Gesù il Cristo
Ama il prossimo tuo come te stesso (quindi il comandamento presuppone che noi si debba amare innanzitutto noi stessi). È una sorta di legge regale. Ognuno ha il diritto di essere amato dal prossimo, così come ha il dovere di non fare agli altri ciò che non vorrebbe fosse fatto a lui. Benigni sottolinea che non bisogna avere paura di morire e che è più rischioso nascere che morire.