Un allarme, da non sottovalutare, viene dal crescente inquinamento elettromagnetico. L'elettricità è, da più ricercatori, accusata di causare il cancro. Su "Science" Keith Floring quantifica il danno prodotto dalle linee elettriche in USA: «se gli studi epidemiologici verranno confermati, da 100 a 1.000 morti per anno potrebbero essere addebitati all'elettricità. L'EPA (Environmental Protection Agency), l'agenzia federale che si occupa di agenti tossici, considera 'possibile' l'effetto cancerogeno degli elettrodotti» (Luca Carra, Onde sospette. Elettricità e salute, Editori Riuniti, Roma 1994). L'esposizione prolungata nelle vicinanze di linee ad alta tensione pare responsabile dell'insorgenza di leucemie, linfoma e cancro al cervello. Uno studio in tal senso di Nancy Wertheimer e Ed Leeper venne pubblicato sull' "American Journal of Epidemiology" nel 1979.
Dal citato lavoro di Luca Carra apprendiamo, anche, che ricercatori russi hanno fatto lunghi studi ed hanno accertato che «I soggetti a elevate esposizioni elettriche e magnetiche lamentavano una serie di sintomi generici, tra cui affaticamento, mal di testa, nausea, disturbi alla memoria, respirazione difficoltosa e una forte diminuzione del desiderio sessuale... L'inquinamento elettromagnetico poteva generare stress, provocare sterilità, forse anche aumentare il numero dei suicidi». Studi epidemiologici (Adey nel 1980; Broadbent nel 1985, Tornqvist e allievi nel 1986) hanno dimostrato un incremento di malattia cancerosa e morte tra lavoratori occupati nel settore elettrico, dieci volte superiore rispetto a gruppi di soggetti non esposti.
Il dott. Perry avrebbe portato le prove che dimostrano la nocività dei campi elettromagnetici: «Negli USA e in Svezia, gli studi hanno evidenziato come sia i bambini che gli adulti che vivono nei pressi delle linee elettriche, possano più facilmente ammalarsi di cancro. Altre indagini o studi epidemiologici in Gran Bretagna e in America hanno mostrato come i lavoratori delle compagnie elettriche... abbiano il doppio di possibilità di contrarre la leucemia mieloide acuta» ("Nexus. New time", n. 4, marzo-aprile 1996).
Il ricercatore Milham, che nel 1982 studiò le cause di decesso di 438.000 persone, fornisce altri dati che fanno accapponare la pelle. LIN ed altri (1985) condussero uno studio epidemiologico dal quale risultava evidente che: «elettrotecnici ed ingegneri elettronici siano colpiti in maniera statisticamente frequente da tumori al cervello. SPEERS ed altri (1988) trovarono per impieghi che hanno a che fare con l’elettricità un fattore di rischio di 3.95 per il tumore al cervello». BASTUJI-GARIN ed altri (1990) osservarono: «un rischio significativo verso la leucemia acuta nei lavoratori impiegati in settori che hanno a che fare con l’elettricità (OR 4.04; CI 1.26 - 12.88)». Analogamente anche THERIAULT (1992), dimostrò, tra questi lavoratori, l’aumento di «una speciale forma di leucemia (acuta mieloide)». MUEHLENDAHL e OTTO (1993), in un loro studio, basato su una ricerca di FLORIG (1992) ammisero che, probabilmente, circa 330 casi di cancro all’anno in Germania sono imputabili a «campi elettromagnetici artificiali sul posto di lavoro e negli ambienti pubblici» (fonte: Katalyse e. V., Elettrosmog, Soc. Ed. Andromeda, Bologna, maggio 1995).
Anche i telefonini sono pericolosissimi. Nel 1979 l’ "American Journal of Epidemiology", pubblicava una ricerca condotta dall’epidemiologa Nancy Wertheimer e dal fisico Ed Leeper, che per la prima volta correlarono i campi elettromagnetici elevati con l’insorgenza di alcuni cancri. Nel 1999 si ebbero ulteriori dati sulla pericolosità dei telefonini. Lo studio in questione è stato iniziato nel 1993, in America e non è a tutt’oggi concluso. Si è osservato, tra l’altro, la triplicazione dell’insorgenza, in individui che facevano uso di telefonini analogici, di un raro tumore cerebrale, il neuroblastoma. Il fatto più eclatante è che tale ricerca è stata coordinata dal "Wireless Technology Research (Wtr) Group", che gode dei finanziamenti della stessa industria statunitense che produce i cellulari. Di inquietante c’è che la pubblicazione integrale di quanto finora accertato viene continuamente rimandata. Accade, di frequente, che quando scienziati si imbattono in verità "scomode", improvvisamente cambiano rotta oppure esprimono pareri "provvidenziali" tutti tesi all’ottimismo.
Nel frattempo, in America, un famoso avvocato, Peter Angelos, lancia una terribile accusa: «I telefonini provocano il cancro al cervello». Va ricordato che Angelos è il legale che ha sconfitto le case produttrici di tabacco nel Maryland, facendo sborsare loro più di 4 miliardi di dollari. L’uso dei cellulari infatti provocherebbe: tumori cerebrali, leucemie, disturbi neurologici, riduzione della melatonina, aberrazioni cromosomiche e aborti, danni al sistema immunitario, malattie tiroidee e danni alla ghiandola pineale, alterazioni all’attività bioelettrica del cuore e del cervello.
Recentemente si è anche appreso di un preoccupante studio di Wwf e Cnr sulle emissioni elettromagnetiche dei cellulari: «Da due a dieci volte oltre i limiti di cautela e nemmeno uno sicuro, sugli 83 modelli testati. (…). Se, infatti, un decreto del ’96 fissa il limite di sicurezza per i ripetitori in 6 volt per metro nelle zone residenziali, ancora nessuna norma regola le radiazioni dei telefonini che irradiano sulle nostre teste anche trenta volt» (Fonte: "Libero" di Venerdì 29 dicembre 2000). C’è poco da stare tranquilli.